Ai passi

Gioco fatto per la Botti…..ai passi….inizia così la mia storia d’amore con il tamburello. Ai miei tempi a Capriano c’erano due società: la Botti e la Caprianese. Scelsi di giocare per  la Botti perché ci giocavano i miei amici e  perché il campo da gioco, ben chiuso e delimitato, mi dava un senso di protezione rispetto a quello dell’oratorio che era un po’ più aperto. Poi anche l’idea di far parte di una società che a livello giovanile si era già aggiudicata alcuni scudetti fu fondamentale nella mia scelta.

Nel 1989, da 14 enne imberbe che si apriva al mondo, andai con la  “ Botti “ in Francia, a Valenciennes e a Lilla. Toccai il cielo con un dito. In quell’occasione rappresentammo l’Italia con tanto di partita contro la nazionale transalpina davanti ad un pubblico entusiasta. Sentire l’inno italiano con le squadre schierate a metà campo è stato senza ombra di dubbio uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Non vinsi mai nessun titolo giovanile, ma mi trovai a far parte del gruppo che contro ogni ragionevole pronostico vinse lo scudetto di serie D nel 1995. Quella squadra era composta da: Paolo Piovanelli, Domenico Capuzzi, Renato Ongaro, Enrico Botti, Massimo Rambaldini, Alessandro Ongaro e da me. Fummo la dimostrazione che la sola tecnica se non è accompagnata da una buona dose di cuore e di coraggio non conduce da nessuna parte. E noi avevamo si la tecnica, ma eravamo anche una squadra con tanto cuore. Dote che l’anno successivo ci portò ad un passo da una nuova finale scudetto, persa in una giornata da inferno dantesco durante lo spareggio di Villafranca con l’Aldeno. La mia vicenda si concluse di lì a breve, ma ebbe un nuovo inizio qualche anno più tardi… ma questa è un'altra storia. In quegli anni ebbi la fortuna e il piacere di fare la conoscenza di grandi personaggi del tamburello caprianese, a cui sono legato da un affetto particolare, tra cui ricordo Angelo Veschetti , Ugo Botti, Lazzaro Tinti e Franco Zanca. Un anno cominciai gli allenamenti con la Caprianese: Angelo venne a saperlo e si precipitò a casa mia chiedendomi se fossi per caso impazzito. Era come se un giocatore del Milan andasse all’improvviso all’Inter. Mi convinse a ritornare sui miei passi, dicendomi che in quella stagione avremmo fatto una trasferta per un torneo in Inghilterra, paese che già all’epoca esercitava su di me un fascino irresitibile. Non ci fu nessun torneo, ma io fui felice di tornare a casa. Con Ugo avevo un rapporto cordiale e di grande rispetto: ricordo che durante gli allenamenti del pomeriggio, per evitare che il mio braccio si piegasse troppo, mi aveva applicato una sorta di stecca di legno: i risultati furono soddisfacenti nonostante il metodo poco ortodosso.  Lazzaro invece, dopo aver concluso la sua carriera tamburellistica, mise a disposizione la sua esperienza come direttore tecnico e con lui vincemmo la D. La foto tricolore ci vede abbracciati e felici per il titolo appena conquistato. Ricordo di lui la grande simpatia e affabilità. Franco è l’allenatore per antonomasia : nella sua vita ha allenato quasi tutti i piccoli tamburellisti di Capriano vincendo anche qualche scudetto giovanile con la meglio gioventù di allora formata dai ragazzi che oggi militano in B. Una passione viscerale la sua, che ha sempre dato ottimi frutti. Una cosa è certa: la grande dedizione di queste persone è stata un importante insegnamento per noi, anche quando sembrava che il tamburello a Capriano fosse destinato a finire. A Don Lucio, grandissimo motivatore,  bastò soffiare sopra la cenere per scoprire che il sacro fuoco della passione non si era mai spento. Non si poteva disperdere questo grande patrimonio di storia, uomini e tradizioni. A Capriano si gioca da sempre; ci sono fotografie di squadre risalenti ai primi del ‘900. Ci hanno giocato tutti: chi per una stagione, chi per qualche partita tra amici, chi per pura passione, chi ne ha fatto un secondo lavoro magari più renumerativo del primo. Ci furono anni in cui su due campi si alternarono la bellezza di ben 9 squadre divise nelle varie categorie. C’erano squadre ovunque, e vincere era veramente difficile. Ricordo sempre con grande piacere e con un filo di nostalgia le trasferte in Toscana ed in Piemonte : viste con gli occhi di un adolescente, mi sembrava di andare in posti lontanissimi. Come dimenticare quel giocatore straordinario che rispondeva al nome di Andrea Manzi, che se solo fosse nato al nord anziché in toscana….singolare il fatto che casa sua si trovasse proprio di fronte al campo da gioco . Molti anni più tardi tentammo di ingaggiarlo nel Torrita di Siena, ma non ci riuscimmo. Dopo una pausa di 10 anni, nel 2010 il ritorno all’attività avvenne in maniera a dir poco singolare. Decisi di contattare una società del centro italia. La mia scelta cadde sul Torrita di Siena. In tutta onestà, sapevo solo che era una squadra della provincia di Siena, ma non sapevo esattamente dove fosse collocata. Quando scoprì che la tratta andata/ritorno era di circa 800 km..beh…mi venne un colpo….ma ormai avevo preso la mia decisione e, soprattutto, avevo dato la mia parola. L’avventura poteva cominciare. Fui convocato per un provino allo sferisterio delle cascine di Firenze nel settembre del 2009. Venivo da un torneo con il palloncino a Capriano e non ero molto ferrato sulle “pagani” palle che viaggiavano a velocità elevate. Giocammo una partita di tamburello a muro, disciplina che non avevo mai praticato. Alla fine fu un vantaggio: il muro salvò la mia prestazione rivelandosi per tutto il match un compagno fedele su cui appoggiarmi. Perdemmo contro il Firenze, ma fui “ingaggiato”, e, cosa più importante, ben accolto dai miei nuovi compagni. Il campionato cominciò con una bella vittoria ai danni del Casale Marittimo, squadra pisana, che battemmo in una giornata da tregenda. Le partite casalinghe si disputavano su un campo da calcio in erba sintetica a Foiano della Chiana in provincia di Arezzo. Il campionato si concluse però in maniera deludente, sia per i risultati che a livello personale: speravo infatti di poter dare un valido contributo alla squadra, ma 10 anni e rotti di inattività non si cancellano in un istante. Oggi gioco per il Flero, società dal passato glorioso, con campionati di A e B, e dal presente orgoglioso.  Buon tamburello a tutti!!

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