Per i campionati resta ormai solo una flebile speranza. Consentiti (forse) gli allenamenti
in foto i presidenti federali Enrico Costa (a sin.) e Edoardo Facchetti
Ieri mattina il presidente della Federazione italiana pallapugno, Enrico Costa, deputato monregalese di Forza Italia ed ex ministro della Famiglia era in aula, in Parlamento a discutere i provvedimenti economici del Governo per il «dopo virus». «Siamo in 500, distanziati certo e tutti con le mascherine, ma diciamo che la ressa c'è» la sorridente ammissione. Il suo omologo Edoardo Facchetti, numero uno della Federazione italiana palla tamburello, bresciano doc, era invece al lavoro nella sua agenzia di assicurazioni collegato «da remoto»con i collaboratori. Si è ripreso alla grande dal Covid che lo aveva colpito agli inizi di marzo costringendolo anche ad una sofferta fase di ricovero ospedaliero. I due presidenti si erano incontrati la prima volta qualche anno fa nella suggestiva cornice di «Casa Araldica» di patron Claudio Manera (sponsor della Castagnolese tricolore di Massimo Vacchetto e anche di Spigno), sulle colline di Castel Boglione, durante un convegno dedicato al futuro dei due sport. Da allora sono diventati amici e si erano sentiti l'ultima volta al telefono, l'altra sera, per fare il punto e cercare un fronte comune sul «dopo» o sul «durante» virus negli sferisteri d'estate. In attesa dei rispettivi consigli federali, fissati per lunedì (Fipap) e per il 23 (Fipt). E aspettando di avere linee guida certe dal labirinto dei vari protocolli per lo sport varati dal Governo, poi delegati al Coni e da questi girati alle Federazioni per le applicazioni necessarie al rispetto delle norme di prevenzione. Il risultato è che al momento non si hanno direttive chiare neppure sulla metodologia degli allenamenti. Sarebbero consentiti quelli individuali: ma la Federtennis per esempio si è portata avanti avallando la possibilità ai migliori giocatori del ranking italiano (prima e seconda categoria) di allenarsi sul campo, uno contro uno. Di qui la «deduzione» che altrettanto si possa fare per esempio per balon e tambass. Ma siamo solo alle «schermaglie» procedurali. Intanto il tempo passa, i campionati dei due sport «cugini» sarebbero già dovuti partire almeno un mese fa e per questi giochi tipicamente estivi, al massimo autunnali (balòn) ogni giorno perso significa veder ridotta al lumicino di far disputare tornei regolari. Del resto lo sanno i dirigenti delle società, gli sponsor, i tecnici, gli stessi giocatori (Costa ha molto elogiato il comportamento «responsabile» di Bruno Campagno, il tre volte tricolore di pallapugno che rappresenta i colleghi in Consiglio federale) che la via dei tornei ufficiali è diventata «molto, ma molto stretta». Quale dirigente di società si assumerebbe il rischio di far giocare atleti (non parliamo di aprire le porte degli sferisteri al pubblico) che potrebbero contagiarsi e rivalersi sugli stessi dirigenti nelle varie sedi civili e penali? Chi può garantire il rispetto delle norme igieniche? E che senso avrebbero un tambass o un balòn senza spettatori? Questi sport non sono il calcio. E i costi per club e sponsor sarebbero insostenibili senza una visibilità anche mediatica. Quasi certamente occorrerà dunque rassegnarsi e aspettare tempi migliori (2021?) per rivedere in gara i campioni degli sferisteri.
