Il fascino della “vola”
Le modifiche apportate, nel corso dei decenni, al gioco del tamburello con l'intento di modernizzarlo e velocizzarlo hanno tolto a questo gioco un gesto sportivo esaltante: la “vola” libera.
La vola libera era soprattutto una dimostrazione di potenza: la pallina rossa veniva scagliata oltre il rettangolo di gioco impedendone la rimessa e aggiudicandosi il quindici. Questa tecnica era utilizzata soprattutto dai terzini del sotto gioco che durante le fasi dell’incontro ne avevano le maggiori possibilità.
Per i ribattitori la cosa era un po' difficile in quanto la loro posizione in campo era assai distante dal limite finale del terreno di gioco avversario.
Tra coloro i quali non disdegnavano la ricerca del colpo definitivo vi era l’ovadese Corrado Tasca, giocatore dalla grande possenza fisica capace di conquistare, a cavallo della seconda guerra mondiale, quattro Scudetti: uno con la Milanese e il Savona e due con la Fratellanza Sestrese.
La sua pallina giungeva sempre molto tesa e carica di potenza, al punto che il mantovano Toffoli, altro campione dell’epoca, ebbe a dire che le palle giocate da Tasca dovevano obbligare l’avversario a giocare in posizione sempre più arretrata.
Per il tifoso ovadese, però, il momento più esaltante era la vola del battitore. La pallina attraversava tutto il campo di gioco e finiva sulle gradinate dello Sferisterio Marenco accompagnata dagli applausi scroscianti degli spettatori.
Il primato italiano di battuta appartiene ad Arnaldo Barlottini, con metri 134, anche se il nostro Valerio Caneva durante una partita a Castelfranco mantenne la battuta costantemente sui 117 metri nonostante il vento contrario.
Per gli anziani appassionati di tamburello la vola rimane un'immagine incancellabile.