La festa del Castellaro dopo la conquista della Coppa Italia durante la stagione 2019, l'ultima ad andare in scena regolarmente prima dello scoppio della pandemia.
L’ex centrocampista di Roma e Nazionale papabile come candidato federale. «Ma nessuna lotta interna, questo è un movimento che ha bisogno di unione». «Se il mio nome può dare una mano ai club sono pronto».
Un nome tornato alla ribalta nelle ultime settimane per la presidenza federale - galeotta una cena tra i colli veronesi a cui ha partecipato anche il patron del Cereta Luigi Bertagna - è quello di Damiano Tommasi. Forse però non tutti sanno che ha sempre portato il tamburello con sé, dalle colline scaligere ai colli di Roma. Una passione viva e palpabile quella dell’ex centrocampista giallorosso e della nazionale: «Era lo sport praticato da mio papà, campione in serie C veronese, oltre che da mio nonno - ricorda Tommasi - vivendo in una famiglia numerosa lo praticavo anche coi miei fratelli. E poi non ho mai smesso di seguirlo».
Un'anteprima di quel che potrebbe essere per un movimento che ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, soprattutto adesso dopo una stagione bloccata dalla pandemia: «Sicuramente ora c'è preoccupazione per il momento di stallo, oltre al numero di società sempre minore. È un trend negativo che dura da tanto, la federazione attuale non ha colpe. Serve più visibilità, mi pare che si paghi il poco fascino e la poca diffusione, oltre alle difficoltà nel trovare società per praticarlo e altri motivi ancora che gli appassionati conoscono bene. Bisognerebbe sfruttare maggiormente le scuole per ampliare la base, è uno sport ancora sconosciuto ai più. Poi si potrà ampliare il discorso, dalla valorizzazione di indoor e del femminile fino alle accademie».
Per ora, però, sono solo parole, di certo condivise anche con l'amico Mario Bellini, dirigente del Castellaro con cui condivide esperienze di volontariato nelle carceri di Montorio. Se è vero che una parte di movimento vorrebbe candidarlo alle elezioni previste a febbraio, è altrettanto vero che c'è necessità di trovare un punto di incontro con l'attuale presidente, Edoardo Facchetti: «Con Edo ci siamo sentiti e gli ho ribadito la mia disponibilità. Certo, se fossi presidente sarei obbligato a fare scelte, ma non è mia intenzione candidarmi per creare divisioni. Federazioni come queste hanno bisogno di unità – conclude Damiano Tommasi –. Dunque, se il mio impegno può essere utile alla causa ben venga». Viceversa Tommasi potrebbe anche volgere il suo sguardo altrove, e il tamburello si lascerebbe scappare un aiuto prezioso. E, forse, irripetibile.