Filippo Martinetto terzino devozionale

Giovanissimo talento approdato in A con Chiusano partendo dai pulcini. A Solferino il passaggio di testimone con Giorgio Cavagna. "Degno erede, ha tutte le caratteristiche del ruolo e tanta grinta".

Filippo Martinetto terzino di Montechiaro d’Asti classe 2001 è uno dei giocatori più attesi quando finalmente potrà riprendere la stagione open.
Dopo una buona maturità scientifica adesso studia economia aziendale a Torino oltre a dare una mano nell’azienda di lattoneria del padre anch’esso discreto giocatore in gioventù e sostenitore con gesti concreti dei progetti giovanili. Passione tramandata anche all’altro figlio Tommaso classe 2004 quest’anno tesserato a Chiusano in serie D ed a Cavriana per i campionati giovanili.
Pur provenendo da un paese a vocazione murista impugnando il tambass prima della vorticosa rinascita è approdato subito a libero iniziando  a giocare verso i 6 anni a Cinaglio per poi trasferirsi presto a Chiusano. Con un gruppo di amici tra cui Matthieu Dallavalle a cui si unito anche Francesco Tanino si è realizzata una storia che ha dell’incredibile partendo da pulcini per arrivare fino alla consacrazione in serie A con chiocce d’eccezione da Paolo Cardona fino ai blasonati Riccardo Dellavalle e Andrea Petroselli di cui nutre devota ammirazione.
Per bruciare le tappe aggirando il limite dei 14 anni hanno cominciato con la serie C muro affrontando la particolarità dei vari bastioni e personaggi folcloristici da cui hanno imparato il senso di comunità ed il terzo tempo. In casa giocavano nel campo a libero per un’esperienza formativa di cui hanno appreso le malizie e cercato rimedi al gioco di potenza. L’approdo in pianta stabile in serie D con un anno brillante fermati solo in semifinale dai bergamaschi del Torre dè Roveri. Sono seguiti due anni in C dietro il più attrezzato Real Cerrina. Insieme spiccano il salto in cadetteria con relativo sorpasso fermati in finale solo al tie break dal Cereta dei fratelli Bertagna. Bruciando le tappe Chiusano conquista finalmente la massima serie per un anno memorabile lasciando da parte le ristrettezze economiche gratificati dal record di spettatori in un campo in cui si sono fatti valere ben oltre l’obiettivo salvezza. Con Sommacampagna e Cremolino alcuni degli acuti memorabili. Assieme a Tanino proprio a Cremolino quest’anno doveva militare. Solo il tempo di assaporare la bontà dell’ambiente ma dopo la preparazione a Tigliole ed un amichevole a Castellaro arriva lo stop ai campionati. Questo ha determinato in una sorta di porte girevoli dal ritiro di Giorgio Cavagna il trasferimento del degno erede a Solferino in uno squadrone con Yohan Pierron, Manuel Beltrami e Walter Derada in pole position per il titolo con il Castellaro e tallonati da Sommacampagna ed Arcene. La consapevolezza che certi treni passano una sola volta e come compagno di viaggio l’amico di allenamenti Luca Marchidan ha fugato ogni dubbio. Prende il testimone dal mito dei terzini Giorgio Cavagna conosciuto in allenamento da cui è rimasto impresso a livello umano. Accomunati dalla scelta di specializzarsi nel ruolo più redditizio lo promuove come erede avendo oltre  le caratteristiche richieste pure tanta grinta.
Emozionato Riccardo Dellavalle: “Filippo fa parte di quel gruppo di ragazzi con cui ad insaputa di tutti ho sperimentato e dimostrato che con un lavoro mirato  durato circa 10 anni, cioè da quando gli allora bambini delle elementari e non per forza già infatuati di tamburello, sono arrivati a calcare in età precoce la serie A giocandosela senza timori.
E’ sempre stato devoto al ruolo di  terzino, col lavoro si è specializzato e sofferto come tutti i suoi compagni, ed ora si trova giocare con i migliori giocatori nazionali. Ritengo abbia tutte le doti per poter sfondare in quel ruolo a patto che chi si assume la responsabilità di allenarlo lo faccia con competenza”.
Concorda Andrea Petroselli e aggiunge un paio di dritte: essendo veloce deve perfezionarsi sulle palle belle ora che gioca per grandi traguardi, restare umile facendo l’analisi post partita ed ampliare gli orizzonti provando a non essere solo un terzino per avere un piano B.

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