Il prof. Sergio Miglietta: Emozione tambass racconta la mia terra

L'interesse per il Muro nato negli anni '80 a Vignale

SERGIO MIGLIETTA: “EMOZIONE TAMBASS”. IL GIOCO DEL MIO BEL MONFERRATO

Sergio Miglietta casalese classe 1952, per tutti  “il prof” dai molteplici interessi condivisi con la moglie Ornella, i figli Riccardo e Guglielmo sportivi a tutto tondo partendo dal basket per arrivare al kajak e  Beatrice con danza classica e moderna. Nonno di Cristiano, Alessandro e Paolo il nuovo arrivato. 

La passione per il tambass   arrivò nel 1983. Era insegnante di educazione motoria nelle scuole medie di Vignale, quando ricevette una telefonata da un personaggio di spicco: Sergio Deevasis, anima della squadra di tamburello a muro.

La richiesta era chiara e diretta: “Abbiamo fatto una squadra forte, vogliamo incominciare il più presto possibile ad allenarci in palestra; quest’anno il campionato lo vinciamo, ma  serve un preparatore atletico, sei disposto?”

Sergio  aveva esperienza come allenatore nel tennis, ma del tamburello sapeva ben poco. 

Quel gioco antico lo aveva visto a Casale, prima in piazza Castello e poi in Corso Indipendenza e lo affascinava.

Ricorda, che uno dei suoi nonni, che ci aveva giocato, raccontava che al calar del sole, posati gli attrezzi da lavoro, si trovavano sulla piazza a menar colpi ad una palla per veder chi era il più forte. Erano uomini abituati alla fatica dei campi, la vigna erano la loro palestra e l’energia non mancava.

I muscoli non erano ben definiti, come si usa ora, ma di sostanza ce n’era da vendere, erano tutti nervi e forza, resistenza e agilità non mancavano a nessuno, come non mancava mai il doppio litro di vino, necessario per ridare vigore a chi ne fosse momentaneamente bisognoso e curiosamente ne erano bisognosi tutti più volte, pur tirando colpi che non si vedono più.

Si giocava soprattutto nelle piazze in collina, dove c’era un lungo muro a sostegno della strada che portava in cima al paese e che faceva parte del gioco,  segnando uno dei lati lunghi del campo.

Fu proprio quel muro a farlo innamorare del gioco. Spesso irregolare, veniva cercato con astuzia per creare rimbalzi insidiosi per chi doveva ricacciare la palla, rendendo imprevedibile il giocare.

Fu così che accettò la proposta di Deevasis e quell’anno il Vignale vinse veramente il campionato. 

Di merito se ne attribuì poco, anche se qualcosa di nuovo aveva portato. Aver fatto un po’ di preparazione atletica, che era una cosa inconsueta per quegli anni e prima delle partite facevano riscaldamento con esercizi di stretching , novità  ricavata da un libro portato da un amico americano. Era una cosa mai vista, perché di solito si entrava in campo , si tiravano due colpi per prendere la mano e la partita iniziava.

Non durò molto, l’anno successivo fu trasferito a una scuola di Casale e si occupò di altri sport.  Ma le amicizie, fatte in quel tempo, rimasero immutate, come la passione per quel gioco dal sapore antico, che da tanto tempo racconta l’anima aspra e generosa della nostra terra.

Fu molti anni dopo, quasi 30, che ritornò al tamburello. Quello indoor. Spettacolare e veloce si prestava bene come gioco scolastico.  L’entusiasmo fu tale, che nella scuola dove insegnava a Villanova Monferrato  si formò una squadra, che dopo aver vinto i giochi studenteschi,  cominciò a fare i campionati federali, vincendo in varie categorie e arrivando a disputare una finale nazionale di serie B.

Fu allora che mi (ri)telefonò qualcuno, ancora lui, Sergio Deevasis team manager del  Vignale.

Gli disse esattamente le stesse cose di trent’ anni prima : “Abbiamo fatto una squadra forte, …”!

Poteva rifiutare?

Il campionato non l’hanno più vinto, ma ci sono andati molto vicini, vincendo Coppa Italia, Supercoppa e ammennicoli vari e soprattutto giocato sempre con molto valore. 

Negli ultimi anni, vivendo l’emozionante mondo del tamburello a muro, si è creata una nuova passione: raccontare il nostro bel Monferrato tramite il suo gioco più antico . 

Da svariati anni assiste a tutte le partite possibili ed immaginabili, narrandole e facendo foto. Alcune sono diventati libri e racconti. 

Negli ultimi tempi è nata l’idea di creare una mostra  “Emozione Tambass”. Organizzata con il sostegno della Regione Piemonte, dell’Unesco e dell’associazione “Sphaeristeryum”, doveva  partire alcuni mesi fa al Castello di Casale Monferrato, insieme all’importante rassegna di “Golosaria” poi è successo quello che non doveva e c’è stato solo il tempo di presentarla ad Asti ma il nuovo stop ha fermato la tappa a Calliano prevista lo scorso fine settimana e Viarigi tra quindici giorni.

“Emozione Tambass” ripartirà e varrà la pena  di visitarla ammirando le più belle immagini di Pier Giuseppe Bollo, di Giuseppe Prosio e naturalmente di  Sergio Miglietta.

In Bollo riviviamo i formidabili anni '70 del libero, in Prosio la poesia dei bastioni mentre Miglietta da insegnante innamorato del bel Monferrato si sofferma a catturare l’aspetto emozionale del gioco, negli sguardi dei giocatori e del pubblico. I suoi pannelli raccontano i giorni nostri dove il tamburello nel marasma della globalizzazione cerca di tornare ad essere una espressione del territorio.

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