La morte di Aldo Tommasi, il più grande campione italiano di tamburello e una generazione di fenomeni

È morto a 90 anni, il fratello Renzo: «È stato il mio maestro, iniziò a giocare quando ancora non c’era il campo e ha rinnovato il gioco»
Si sono svolti a San Massimo i funerali di Aldo Tommasi, grande campione di tamburello, nato a Roverbella di Mantova nel 1934, ma residente a Verona dall’età di 2 anni. O meglio, in un punto preciso del territorio scaligero: Salvi, una contrada a metà strada tra San Massimo e Lugagnano, diventata culla di campioni di tamburello.
 
La morte di Aldo Tommasi, il più grande campione di tamburello
Uno sport di origini antiche, che prende il nome dall’attrezzo che si usa per colpire la palla. Una prima forma di campionato di tamburello si svolse nel 1896, ma il regolamento definitivo del gioco fu stilato solo nel 1920. «Aldo è stato il mio maestro» racconta il fratello Renzo, minore di 16 anni, a tutt’oggi il più titolato campione italiano di tamburello. «Iniziò a giocare quando non c’era ancora il campo – torna indietro nel tempo – ma una montagna di sassi che pian piano, a metà degli Anni Cinquanta, venne spianata, per far spazio a un campo di 80x20 metri».
 
Un innovatore nel gioco
Aldo fu uno degli artefici di quel campo, «insieme a mio fratello Luigi “Nino” Biasi, a cui la società sportiva Tamburello Salvi ha intitolato lo sferisterio di Corte Salvi, e ai miei cugini», racconta Tore Biasi, due volte campione nazionale di tamburello e detentore del record di campionati consecutivi giocati nella massima divisione con la stessa squadra, ben 24 dal 1963 al 1986. Ho giocato tante volte con «Aldo: era una furia in campo. Quelle sì che erano battaglie».
Tommasi viene ricordato anche perché introdusse nella tecnica del ribattitore delle varianti che segnarono l’inizio di un nuovo modo di interpretare il tamburello: sostituì al classico gioco di potenza e regolarità di palleggio, ormai superato dall’abolizione della vola libera, una tecnica costituita da una grande varietà di colpi, con alternanza di palleggio, di fendenti e di schiacciate.
 
Scudetti e grandi vittorie
«Ha vinto 6 campionati consecutivi con la squadra del Belladelli Quaderni, dal 1961 al ‘66 – elenca il fratello Renzo – e nel ‘71 con la Ferriere Ongari Marmirolo Mantova, insieme a me. Ha smesso di giocare poco dopo aver superato i 50 anni, per un dolore al braccio». A dispetto dell’impeto sportivo, amava la confort zone della sua vita. «Aldo ha vissuto per 90 anni con nostra madre, che è mancata lo scorso ottobre, all’età di 106 anni. In questi mesi, ha avuto un crollo».
 
Il lutto e la vicinanza
In tantissimi lo hanno salutato in chiesa. «Ha deliziato, gli amanti di questo sport, con velocità di gambe, era grande nel recupero, completo nei colpi classici di fondo campo – le parole di commiato di Tore e della moglie Ornella -. Ha “iniziato” al tamburello anche il fratello Renzo che nel tempo è diventato il più grande mezzovolo di sempre. A Renzo e ai suoi fratelli porgiamo le più sentite condoglianze sentendoci, noi amanti del tamburello, orfani di un grande uomo e campione».

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