Intervista a Riccardo Bonando

Il tamburello giovanile visto da Riccardo Bonando, presidente della commissione giovanile, il giocatore piemontese loda l'organizzazione delle finali giovanili disputate in Val di Non e ringrazia i suoi collaboratori

 

Archiviate le finali nazionali giovanili abbiamo fatto alcune considerazioni sullo stato d'animo del tamburello giovanile con il presidente della commissione Riccardo Bonando.

Come valuti lo stato del tamburello giovanile italiano?

Questa è una bella domanda. È difficile fare un'analisi univoca, perché le realtà territoriali dove si sviluppa sono molto diverse. Sicuramente dove comitati e società hanno investito sulla promozione scolastica del nostro sport, si hanno e si avranno risultati positivi in termini di nuovi praticanti e di un buon movimento giovanile.

Un tuo giudizio sulla tre giorni di finali nazionali disputate in provincia di Trento

Direi che ha funzionato tutto molto bene, dall'ospitalità delle strutture alberghiere, alla gestione dei pasti, al calendario della manifestazione. La polisportiva Tuenno in sinergia con il Comitato Fipt Trentino, hanno lavorato molto bene e la Federazione si è adoperata perché tutta la manifestazione potesse essere un evento di rilievo. Inoltre la cornice naturalistica della Val di Non ha reso il tutto ancora più godibile.

Cosa si deve fare per far crescere ulteriormente i settori giovanili e come si sta muovendo la Federazione in questo senso?

Ci sono tanti fattori. Da quello che si è visto in questi campionati giovanili, l'organizzazione fa la differenza. Le società devono essere sempre più strutturate per avere un'attività di livello. Non è solo più l'appassionato e spero ce ne siano ancora tanti che dedicano il loro tempo ai ragazzi, ma ci deve essere una struttura organizzata per l'attività giovanile, dove più persone operano all'interno della società, secondo le proprie competenze, attirano, formano e crescono le nuove leve.

Come Federazione quest'anno è stato messo a budget un importo di circa 30.000 euro a favore del progetto Giovani promesse, rivolto ai ragazzi fino ai 12 anni, che in poche parole, premia le società più attive sul territorio. È stata fatta anche una manifestazione nazionale, sempre per questo progetto, il 2 di giugno, a San Paolo d'Argon, che ha riscosso un buon successo. È stata introdotta un nuovo tipo di pallina per le categoria Giovanissimi mentre per le categorie minitamburello, pulcini e esordienti, i giocatori presenti in campo sono solo più 3 e non 5, questo perché crediamo, soprattutto in quella fascia di età, sia necessario aumentare il bagaglio tecnico di ogni singolo giocatore. A breve poi vorremmo predisporre un progetto di approfondimento tecnico per gli allenatori delle categorie giovanili, attraverso corsi ed incontri. Questo è ancora in fase di studio, ma nelle prossime settimane con la commissione e la Federazione proveremo a confrontarci.

Quali sono i giovani che ti hanno impressionato maggiormente nel maschile e nel femminile?

Ho visto delle belle individualità. Sicuramente tra questi ragazzi ci saranno i campioni di domani. Non voglio far nomi, perché è giusto che i ragazzi crescano sereni con questa passione, il talento va coltivato con serenità e con la giusta ambizione.

Se posso però, mi permetto di fare qualche nome, e non di giocatori. Sono i componenti della commissione Giovanile che presiedo e a cui voglio dare il mio personale ringraziamento per quanto stanno facendo e per la loro dedizione nel dare un futuro a questo sport. Questi sono Benhur Tondini, Alessandra De Vincenzi, Gerry Testa, Chiara Benvenuti, Giampaolo Merighi, Maurizio Job e Paolo Ferri.

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