Gli anni d’oro del tamburello in piazza a Valeggio

La squadra di Valeggio del campionato 1977

C’era un tempo, la prima parte del secolo scorso e del secondo dopoguerra, in cui le partite di tamburello erano seguite come quelle di calcio e si giocavano in piazza tra ali di folla. Lo ha ricordato Emilio Crosato, presidente della Fipt (Federazione italiana palla tamburello), presentando le finali di Coppa Italia, di scena al palasport di Valeggio, auspicando che tornino ad esserci le squadre locali presenti nel secolo scorso. Per decenni la partite si svolsero anche a Valeggio in piazza Carlo Alberto e le sfide con le squadre dei paesi vicini erano spesso memorabili. Particolarmente sentite quelle con le formazioni di Quaderni che poi, negli anni Sessanta, avrebbero dominato la scena nazionale, vincendo più volte il campionato italiano. Ne parla in un articolo uscito nel 1946 sul periodico locale El poss de piassa (Il pozzo di piazza, tuttora riconoscibile arredo urbano), Dante Cressoni, per tanti anni cronista dell’Arena, che restituisce il clima di quelle partite, a metà tra la competizione sportiva e la sagra paesana. Tanti anche i giocatori citati, da Cesare Battista Farinelli detto Nino Balòsso (1889-1968), padre del futuro sindaco Giovanni Farinelli, a Nino Ogheri e a vari esponenti della famiglia Antonini (Leorìgn). Uno spazio particolare Cressoni lo dedica a due fuoriclasse di Quaderni, come il leggendario Elia Franchini (detto Bacèla), «vecchia volpe che sembrava fermo come una statua e realizzava sempre» e come Giacomo Barlottini. Di quest’ultimo scrive che «ha cavato i più bei dò di petto del tamburello». Proprio Giacomo Barlottini verrà premiato nel 1973, assieme a Farinelli (alla memoria), durante una rievocazione delle partite in piazza tenutasi durante la fiera. Intanto l’arrivo delle macchine in centro costrinse la squadra di tamburello a iniziare una peregrinazione tra altre sedi. «Nel tempo la squadra utilizzò», racconta Remo Foroni, presidente della squadra di tamburello negli anni Settanta, «un campo in località Foroni e al Bar Mara, prima di tornare in paese. Il sindaco Farinelli ci diede infatti il permesso d’asfaltare a nostre spese piazza della Repubblica che recintammo per poter far entrare gli spettatori a pagamento». Ricorda quel periodo Rolando Tosoni, classe 1941, componente di una squadra che proprio negli anni Settanta diede spettacolo: «Con l’acquisizione di alcuni giocatori», ricorda Tosoni, «come Giordano e Giuseppe Coghi e Luciano Monister di Malavicina di Roverbella (Mn), oltre a Costante Boccola di Pozzolo di Marmirolo (Mn) e a Walter Benini, formammo un gruppo affiatato». Nessuno avrebbe immaginato che la parabola del tamburello valeggiano avrebbe di lì a poco imboccato la china discendente, per un problema d’orientamento dell’ultimo campo. «Il colpo di grazia alla squadra locale», conferma l’ex presidente, «venne dato dalla federazione che scoprì che il campo, messoci a disposizione dal Comune nella lottizzazione Ferrini, vicino a dove sarebbe sorto il parco Ichenhausen, non era regolamentare perché contro sole. Certo era calata negli ultimi anni anche la presenza di nuove leve».

fonte Alessandro Foroni (L'Arena)

Emilio Micheli, il campione da sferisteri

Una vita dedicata al tamburello. Emilio Micheli (1922-2015, Valeggio), partito da Vanoni-Remelli negli anni Cinquanta, dove la sua famiglia gestiva un’osteria, per approdare a Firenze e diventare un punto di riferimento di quella disciplina in Toscana. «Mio papà», dichiara la figlia Stefania, «ha gareggiato per tanti anni e, fino a pochi anni fa, era sempre pronto a impartire consigli sui campi di gioco dove, nel 1954, conobbe mia madre che pure praticava questo sport». Grazie ad un’invidiabile tenuta atletica e a doti tecniche notevoli Micheli si rese protagonista di splendide partite negli sferisteri di Napoli, Genova e Firenze. Nel 1952 si classificò al primo posto nel Giro d'Italia tamburellistico, torneo che si svolgeva allo sferisterio fiorentino dell’Alhambra. Negli anni Sessanta poi vestì la maglia della fiorentina Affrico e del Club sportivo Firenze. Ora la federazione fiorentina vuole dedicargli un memorial. Rimase molto legato a Valeggio. «Mio papà s’è sempre considerato valeggiano», conferma la figlia Stefania. «È morto il 19 giugno scorso ed è sepolto qui».

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