Intervista al candidato consigliere federale Riccardo Bonando

Riccardo Bonando, 30 anni, originario di Villamiroglio (AL) giocatore di fascia alta, trifulau, collaboratore nel settore giovanile dell’A.S.D Gabiano, vice-presidente del Comitato Regionale nel quadriennio 2012 – 2016, è subentrato come componente CTF

Per il tamburello sta per iniziare un periodo molto importante a livello “politico – istituzionale”. Nella giornata di sabato 11 febbraio, presso l’Hotel Dalla Bernardina di Sommacampagna (Verona) si svolgeranno le elezioni delle cariche federali (presidente e consiglio federale). Nella lista che sostiene il candidato Edoardo Facchetti, fra i candidati alla carica di consigliere, c’è Riccardo Bonando, giocatore nato a Villamiroglio (Alessandria), nella scorsa stagione punto di forza del Sabbionara. Con il fondocampista piemontese, abbiamo fatto alcune considerazioni. L’ex giocatore della Cavrianese viene da una famiglia di appassionati di tamburello. Il padre Giannantonio è un arbitro cosi come la sorella Valentina. 

1. Come è nata l'idea di candidarti come consigliere federale?

Sono stato contattato da Edo Facchetti, mi ha parlato del suo programma, dell’idea e del progetto che aveva condiviso nel tempo con i vari comitati. Ho visto entusiasmo e voglia di fare e la cosa mi ha contagiato. 

2. A tuo giudizio, quali sono le priorità da affrontare per la nuova federazione, cosa deve cambiare nel tamburello?

Innanzitutto, non bisogna più considerare le società come un “bancomat” per rimpinguare le casse della Federazione. Bisogna rivedere al ribasso le quote federali per la partecipazione ai campionati; visto che siamo in un momento in cui la crisi economica ha colpito in maniera pesante gli sport di massa, quindi figuriamoci un piccolo sport come il nostro, basato sul volontariato e su piccoli sponsor. Inoltre, le società, essendo il fulcro dell’attività sportiva e dell’esistenza stessa della federazione, vanno maggiormente coinvolte nelle decisioni, soprattutto in quelle tecniche e non imponendo decisioni dall’alto senza possibilità di replica e di confronto.

Pur parlando di un unico tamburello in tutta Italia, è necessario fare una distinzione fra le varie zone in cui la disciplina è praticata, in modo da trovare le migliori soluzioni ai vari problemi. Abbiamo una porzione di territorio in cui il tamburello open/muro, va per la maggiore, generalmente corrispondente alle regioni del nord e del centro Italia. In queste zone, il tamburello, prima che essere sport, è stato una manifestazione della cultura e della tradizione del territorio. Spesso all’interno di queste società, le persone che vi operano, sono le stesse che hanno incarichi all’interno di altre associazioni locali (Pro Loco, Gruppo Alpini ecc.), o addirittura incarichi politici (consiglieri comunali e sindaci).  E’ necessario riuscire a riportare il tamburello a una dimensione campanilistica, dove il paese è coeso, il tamburello prospera e cresce, dove invece l’identità territoriale svanisce, il tamburello spesso muore. Bisogna rinvestire nei territori dove si è sempre giocato, abbiamo visto esempi in cui  “due colpi” al tamburello, dati da vecchi appassionati in un giorno qualsiasi, hanno riacceso la passione, come a Capriano del Colle e nella mitica corte dei Salvi di Verona.

Esiste poi una tamburello indoor, visto da molti come una mera pratica ludica e propedeutica al tamburello open, ma non è cosi. Il tamburello indoor, vive e prospera in maniera particolare nel centro e nel sud Italia, isole comprese. Il tamburello indoor, ha una potenzialità enorme, perché innanzitutto si sviluppa all’interno di palestre, di cui è possibile disporre in qualsiasi luogo, e questo ne fa un ambasciatore oltre i confini nazionali. Infatti se il nostro sport è conosciuto in quasi tutti i continenti, è grazie al tamburello indoor. Quindi, non farei un dualismo fratricida fra open e indoor. Sono due modi di giocare e pensare il tamburello; devono convivere, scambiarsi le esperienze e crescere insieme, soprattutto perché il tamburello indoor entra nelle scuole, è un programma sportivo di molti comprensori, e nessuno sport può vivere a lungo, se non investe sulle giovani generazioni. Proprio l’attività giovanile, deve diventare per le società un pilastro portante. Spesso, nella mia precedente esperienza di vice presidente regionale, cercavo di far capire alle società che insegnare ai giovani a giocare a tamburello, non vuol dire solo creare futuri campioni. Spesso fra quelle giovani leve ci potrà essere un futuro presidente di società, o magari un allenatore o un arbitro. Non tutti i ragazzi continuano con il tamburello giocato, ma spesso restandone appassionati, si occupano di altri ruoli, necessari e imprescindibili per portare avanti una pratica sportiva.

Lascio per ultimo, ma non per importanza, il tambeach, che purtroppo  non ho ancora avuto la possibilità di praticare. Ho avuto modo di conoscerlo grazie al mio amico Salvo Occhipinti, il quale si diletta sulle spiagge di Ragusa in numerosi tornei estivi. Come per l’indoor, credo che il  tambeach sia una pratica sportiva, bella, intensa e che possa facilmente raggiungere le persone, dato il suo sviluppo sulle spiagge. 

Quindi, in definitiva, esiste un solo tamburello con tante sfaccettature, tutte importanti e necessarie, per far crescere questo sport e assicurargli in un futuro, il giusto posto che si merita fra le altre pratiche sportive.   

3. Altra candidata piemontese Alessandra De Vincenzi. La sua determinazione e maggiore esperienza nel ruolo, pensi che ti potranno aiutare a ricoprire al meglio l'incarico?

Alessandra è prima di tutta una mia grande amica e persona di cui ho estrema stima. Quello che Alessandra ha fatto per il settore femminile in questi anni è sotto gli occhi di tutti. Ricordo, quando ho cominciato a giocare a tamburello durante le scuole elementari, che la pratica femminile era più rara di un merlo bianco. Negli ultimi anni, il livello del gioco femminile è aumentato in maniera esponenziale, ci sono tantissime ragazze, l’età media è veramente bassa, e in molti casi il settore femminile ha permesso ad alcune società ormai sulla via dell’abbandono della pratica sportiva, di rivitalizzarsi e continuare a crescere. Quindi, credo che avere Alessandra al mio fianco, sia un’enorme fortuna e soprattutto una persona indispensabile per continuare a curare il settore femminile e farlo prosperare. 

4. Cosa ti ha convinto maggiormente del candidato che appoggi ovvero Edoardo Facchetti?

Naturalmente come prevedono le regole di votazione della Fipt, l’elezione del Presidente è disgiunta da quella dei consiglieri. Per farla breve, non accade come nelle elezioni amministrative di un Comune, in cui una lista porta voti al candidato Sindaco. Quindi potrebbe accadere che se venissi eletto, potrei ritrovarmi un altro Presidente, mettiamola così. Su questo voglio essere categorico e chiaro fin da subito. La mia candidatura, è stata un’analisi attenta dei programmi e dei propositi esposti dal candidato Edoaordo Facchetti, ho visto che le mie idee collimavano con le sue. Ho accettato questa sfida non per vanità o altri tipi di interessi, l’ho fatto perché desidero mettere il mio tempo a disposizione di questo sport che mi ha dato tanto, e voglio farlo con le persone in cui credo. La vittoria di un altro candidato che non fosse Edoardo Facchetti, mi porterebbe inevitabilmente nel caso fossi eletto a rassegnare le mie dimissioni alla prima data utile.

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