Fracchia, il “re” del muro. “A Grazzano ho avuto tutto”

Due rimpianti: l’open e quel titolo 2008 sfumato a Rocca per infortunio

Vittorio Fracchia è figlio di Mauro e nipote dell’ indimenticato patron Adriano.

«Il 2017 sarà un grande anno per il tambass!».

Lo promette Vittorio Fracchia. Parola di campione. Dominatore tra i bastioni con la maglia della sua Grazzano la cui passione per questo sport va oltre specialità e campanili. Non poteva essere altrimenti seguendo le orme di nonno Adriano (con Enrico Bacchiella e Guido Ravizza diede vita al torneo) e papà Mauro.

Ultimo sguardo al 2016...
«Annata particolare in quanto abbiamo cambiato molto rispetto al 2015 e gli infortuni ci hanno permesso di trovare la giusta amalgama solo a metà ritorno. Nonostante tutto è stata ancora vincente con svolta nel match d’andata a Vignale (vinto 19-17) con mio padre alla prima partita dopo due anni. E’ emersa la nostra voglia di vincere».

Quest’anno?
«Ci sono tutte le premesse affinché sia una bella stagione. Diverse squadre e paesi puntano al vertice ed il movimento ne guadagnerà, come lo spettacolo. Noi ci presentiamo con una squadra tanto giovane quanto motivata. Sono molto fiducioso, ho visto negli occhi dei compagni grinta e voglia di emergere non risparmiandosi nella fatica. Non voglio interrompere la scia vincente».

Nessuna sirena dall’open?
«Non ho mai disputato un campionato e mi dispiace. Non ci sono mai state le premesse innanzitutto per l’impegno in tempo che richiede l’open con stagioni più lunghe e trasferte massacranti. Inoltre non essendomi formato a libero mi mancano basi tecnico-tattiche ed avrei bisogno di almeno due anni di rodaggio per provare ad essere competitivo. Adesso ormai è tardi per mettermi in gioco».

Quali differenze tra open e muro?
«Al libero invidio il livello tecnico e la professionalità degli atleti al top. Quando vado ad allenarmi con loro è un piacere vedere e provare certi colpi. Per tutto il resto meglio il muro. Per il tifo, l’atmosfera senza parlare dello spettacolo unico che è la finale. So che molti dell’open ce lo invidiamo, a volte costretti a giocare davanti a pochi intimi partite senza storia».

Quali i campioni di ieri di riferimento?
«Senza dubbio Fulvio Natta ed Emilio Medesani. E’ stato Fulvio ad insegnarmi tanto sul tamburello. Lui ed Emilio sono leggende, i miei idoli a cui da sempre ho cercato di rubare i segreti. Tra i maestri non dimentico certo mio padre e Beppe Tirone».

Carriera perfetta, ma qualche rimpianto?
«Il più grande è la rottura della spalla costata due anni. Nel 2008 giocavo a Rocca d’Arazzo e mi sono infortunato prima delle semifinali. Una bella squadra (Gerbi, Medesani, Zapponi e Garrone con Capusso coach), magari non avremmo vinto ma il paese si meritava quel titolo. Grazie a quegli anni persi dopo ho iniziato ad allenarmi ogni giorno, perchè nonostante una spalla praticamente ricostruita volevo vincere».

Guardando oltre la carriera, come sta il tamburello?
«Il muro ha nei suoi punti di forza anche i propri limiti: essere radicato su una ventina di piazze. Soffre meno la crisi che l’open sta patendo. Il tambass fa parte della cultura del nostro territorio come dialetto, cibo e vini. E come questi va promosso e fatto conoscere, ma non snaturarlo con tornei misti, sarebbe un errore. Grazie invece a tutti coloro che si adoperano nel suo nome, dal muro all’open all’indoor, permettendo di praticare una disciplina che amo che è pure occasione di amicizie».

Vittorio Fracchia, 28 anni, è il re del tambass del nuovo millennio. Nessuno è riuscito a collezionare successi come il fondocampista e mezzovolo grazzanese. Innanzitutto i sei scudetti: nel 2010 a Moncalvo e poi i cinque consecutivi col Grazzano dal 2012 al 2016. Tra i bastioni anche un poker di Coppe Italia (2012, ’14, ’15 e ’16) e altrettante Supercoppe (2007, ’10, ’12 e ’13) con stagione magica il 2012 centrando il “triplete” con la maglia giallonera. Ma Fracchia a dimostrazione della grande duttilità e capacità atletica si è dilettato pure nella massima serie indoor levando al cielo due Supercoppa col Monale, nel 2015 da giocatore e qualche settimana fa vivendo la sfida dalla panchina. Il campione non si sbilancia nel pronostico sul muro 2017. «Delle nove contendenti praticamente la metà sono attrezzate a giocarsi i play off fino al fondo. Un terzo appare di primissima fascia e mai come il recente passato sarà un campionato equilibrato. Chi arriverà a Vignale a giocarsi la finale dovrà sudare». Oltre al Grazzano a marzo la lotta scatterà per Moncalvo, Vignale, Montechiaro con Il Torrione Portacomaro e Tonco già protagoniste dell’ultima annata a cui si aggiungono la rientrante Castell’Alfero e Calliano che onorerà il titolo di B conquistato nel 2016.

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