Ilaria Balasina si ritira da campionessa del mondo

L’ATLETA HA CHIUSO LA CARRIERA: “LASCIO AL VERTICE, SONO FELICE”

Ilaria Balasina annuncia il ritiro dall'attività agonistica dopo 20 anni passati sul rettangolo di gioco in cui ha ottenuto tanti successi. In due preziose interviste al Gazzettino Nuovo ripercorriamo la straordinaria carriera della fondocampista mantovana, capitana della nazionale italiana Campione del Mondo 2016.

VOLTA MANTOVANA APPLAUDE ILARIA BALASINA CAMPIONESSA DEL MONDO DI TAMBURELLO (settembre 2016)

Una campionessa del mondo, non è cosa da poco. A Volta Mantovana vive Ilaria Balasina, che ha conquistato il titolo nel tamburello femminile. Un’impresa gigantesca, conseguita al termine di una carriera strepitosa. Ilaria, infatti, come i più grandi ha deciso di lasciare in vetta al mondo. “Sì – conferma – ho detto basta sul più bello, ma è giusto così. Ho 28 anni e nella mia vita c’è il lavoro e la famiglia. Gli allenamenti settimanali cominciavano a pesare e così, complice anche la vittoria al mondiale, ho deciso di chiudere”. Un grande applauso dunque all’atleta voltese. Ma è questa l’occasione buona per ripercorrere le tappe finali di una carriera densa di successi.

“Ho giocato qualche giorno fa l’ultima partita del campionato, nelle file del San Paolo d’Argon, compagine bergamasca nella quale ho militato. Il mondiale si è svolto a fine agosto a Medole, ed era alla seconda edizione. Con la nazionale italiana ho vinto il titolo a squadre, contro la Francia in finale. Mi ha sorpreso e mi ha fatto felice vincere in provincia di Mantova, il mio territorio”. Torniamo alla serie A, per ricordare che il torneo si svolge da marzo a fine settembre. Le squadre in competizione sono 8, rappresentative della Lombardia, del Trentino e del Piemonte. “Il tamburello – continua l’atleta – si gioca in cinque: due atlete stanno sul fondo, poi c’è quella in mezzo e i due terzini sotto la riga. Il campo misura 75 metri di lunghezza per 20 di larghezza. Quindi ogni squadra ha 37 metri e rotti di campo proprio. Le regole sono più o meno simili a quelle del tennis. Io ho sempre giocato a fondo campo, avendo il mio colpo preferito nella battuta e la forza di arrivare su ogni palla”. Ilaria Balasina adesso cambia vita. “Sì, ma continuerò a seguire il mio sport, perché qui lascio tanti ricordi e numerose amicizie. Sono  vent’anni che gioco, avendo iniziato a 8, era ora di appendere il tamburello al fatidico chiodo”. Ilaria Balasina era l’unica giocatrice mantovana della nazionale campione del mondo. Ha chiuso indossando la fascia da capitana. Cosa c’è di meglio nello sport? Niente. Più di questo non c’è nulla. Un grande applauso all’atleta voltese, prima nel mondo grazie al talento, alla forza agonistica e alla sua indomita determinazione.

 

ILARIA BALASINA E IL TAMBURELLO: UN BINOMIO PERFETTO (marzo 2015)

Lei è una giovane Campionessa Europea di palla-tamburello, titolo vinto con la nazionale italiana lo scorso anno nelle finali continentali di Mezzolombardo segnando il punto decisivo, prerogativa non di tutti. La finale contro la Francia non è stata partita semplice, -Ci avevano sempre battute negli ultimi due anni, racconta, poi quando alla fine hai vinto e senti suonare l’Inno l’emozione e la gioia sono immense. – Lei quella finale l’ha giocata tutta. Ilaria Balasina, ventisettenne di Volta Mantovana, il tamburello (mai come in questa occasione si può dire….) ce l’ha nel sangue. E’ figlia infatti di Alessia Bettinazzi tamburellista con trascorsi nelle formazioni di Maglio, Grazie e Castellaro; massima serie e nazionale anch’ella; sua sorella minore Francesca gioca invece nelle file del Ceresara dopo aver militato nel Cereta. Ma torniamo a Ilaria.

La sua prima uscita su un campo di tamburello risale a 27 anni fa; era nella culla e ‘assisteva’, naturalmente a modo suo, alla sua prima partita che vedeva impegnata la mamma. Il tamburello invece comincia a diventare il perfetto strumento sportivo nel 1996 quando inizia a giocare nella categoria Pulcini difendendo i colori del Grazie; qui rimane tre anni dove comincia a sentire il gusto della medaglia d’oro: i Pulcini del Grazie vincono infatti il titolo italiano tutti e tre gli anni. Dal 1999 al 2001/2002 gioca insieme ai maschi del Cereta; l’anno successivo conquista il tricolore nella categoria Juniores tra le file del Guidizzolo femminile; ritorna a Cereta fino al 2006 iscrivendo il proprio nome anche qui nel 2005 e 2006 nella formazione Juniores vincitrice del titolo italiano. In tutti questi anni è sempre seguita da Angelo Scalogna che sin da bambina aveva visto in lei temperamento, forza, grinta, doti naturali e passione per questo sport. -Passione’ è anche la parola che Ilaria utilizza spesso durante il nostro colloquio: ‘Senza passione, ci ripete, non si ottiene nulla. Le rinunce a cui necessariamente si è portati a me non sono mai pesate. Le feste con gli amici le ho fatte e le faccio … naturalmente con qualche attenzione in più. A volte vengo vista un po’ come un’aliena e qualcuno, come è facile immaginare, mi dice ‘Ma chi te lo fa fare!’, oppure ‘Ma almeno ti pagano?’. Ecco quest’ultimo è un tasto che non sfioro nemmeno, io gioco per passione e in questo sport per noi è così -. Dal 2007 Ilaria è in serie A. Il primo anno a Cereta, poi nella bergamasca S. Paolo d’Argon. 2008, 2009 e 2010 Ilaria Balasina con la formazione femminile del S. Paolo d’Argon alza le braccia al cielo con Coppa Italia, Coppa Europa e Supercoppa; -… nel 2011, ci dice, ‘solo’ la Supercoppa’ -. Lo stesso anno il Coni di Mantova la premia con la medaglia d’argento per i meriti sportivi. Nel 2014 ha giocato nella veronese Palazzolo di Sona per tornare quest’anno al S. Paolo d’Argon dove, dice -… mi sento come a casa – perché avere - … una famiglia sportiva è determinante per poter vivere bene lo sport -. - Lo sport, conferma Ilaria, è sicuramente sacrificio e ci deve essere molta passione, però – e qui scatta un forte invito a tutti, soprattutto ai ragazzi – il tempo ripaga. (Non economicamente, ripete, almeno nel tamburello). Perché lo sport fa bene al fisico, questo è risaputo, ma soprattutto fa bene alla testa – E Ilaria dimostra molto bene di sapere ciò che vuole. Sicuramente giocare a tamburello il più possibile. Chissà, diciamo a entrambe, magari tra poco Ilaria e Francesca giocheranno una contro l’altra oppure nella stessa squadra. La tenacia nello sport Ilaria la dimostra anche nell’aver partecipato al corso qualche anno fa per allenatrice di primo livello collaborando per un po’ con la formazione giovanile di Ceresara dove milita la sorella. –Poi non è più stato possibile, confessa -. Del resto con due allenamenti la settimana, la partita la domenica pomeriggio e il lavoro non è certo semplice. Sì, perché Ilaria ha prima frequentato le superiori al Bonomi/Mazzolari di Mantova ottenendo il diploma di educatrice e da un po’ di tempo ha aperto a Volta Mantovana un Nido-Famiglia che la tiene impegnata dalle 7,30 del mattino fino alle 18,30/19 di sera. Ma tutto questo, chiedo, è ragionevolmente possibile o scombussola esageratamente? – Torno a ripetere alcuni concetti. Per me basta avere la voglia (passione) in quel che si fa e sapersi organizzare. Certo, alcune cose bisogna lasciarle per strada. Se il sabato sera si esce serve pensare che la domenica pomeriggio si gioca e siccome le formazioni femminili vanno dal Piemonte alla Lombardia al Trentino è evidente che la domenica mattina bisogna spesso alzarsi e fare 3 ore di macchina prima di arrivare al campo di gioco. Ma tutto questo non pesa; le soddisfazioni arrivano sempre se si crede in quello che si fa -. Le manca solo la conquista dello scudetto. E ci stanno lavorando.

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