Entra in carcere il tamburello “rieducativo”

Alessandria: “Usiamo i muri per giocare”. articolo uscito su La Stampa edizione nazionale

 In foto di Sergio Miglietta il giovane atleta  Gabriele Weber impegnato in una partita a Vignale in Monferrato

Lo sport più antico entra in carcere e, per la prima volta, sono coinvolti quasi cento detenuti. Accade in Piemonte, precisamente ad Alessandria, alla casa di reclusione Don Soria, dove dal 1° aprile arriveranno tamburelli e palline, ma soprattutto ci sarà Gianni Agosto a varcare quella porta, emozionato come adesso mentre racconta lo spirito del suo progetto, portato avanti come presidente del comitato provinciale Palla Tamburello di Alessandria: «Abbiamo organizzato un corso per detenuti, a cui insegneremo questo sport che nella nostra regione ha una lunga tradizione», annuncia orgoglioso. 
Gesti antichi che, in questo caso, hanno anche funzione educativa: il corso durerà quattro mesi, si inizia il primo aprile e verranno coinvolti 95 detenuti. Altro che una squadra. Si punta a giocare pure seriamente, un po’ come è successo a Verona, dove la casa circondariale ha 15 persone che sfidano gli avversari in serie C: «L’obiettivo è ovviamente questo - continua Agosto -: allenare chi giocherà con noi per poi pensare a formare una squadra da iscrivere al campionato». 
La tradizione 
Ma si parla del prossimo anno, invece ora si è concentrati sul presente: «In un periodo storico in cui si parla di muri da costruire, noi i muri li usiamo per giocare: in carcere infatti porteremo il tamburello indoor e a muro, cioè quello in cui si utilizza la parete come appoggio, sponda. La scelta dipende dall’ampiezza del campo: giocheremo nel cortile che si usa normalmente per l’ora d’aria» e poi questo tipo di tamburello è più empatico, il pubblico si diverte di più. 
Il tamburello non è uno sport olimpico, ma nelle valli piemontesi negli Anni 50, 60, 70 c’erano tante persone a seguirlo quante oggi negli stadi di calcio provinciali: «In provincia, attualmente, abbiamo 12 società regolarmente tesserate e 9 squadre iscritte al campionato nel muro. L’unica in Serie A è il Cremolino, ce ne sono 6 in Serie C». 
Gianni Agosto spiega che questo è uno di quegli sport da salvaguardare: «È tradizionale, insieme alla pallapugno. Parliamo di una disciplina tipicamente piemontese e la variante del muro è proprio prerogativa del Monferrato, sia alessandrino che astigiano». Ora, verrà conosciuto anche in carcere e dagli stranieri che potranno partecipare. 
Il progetto è possibile grazie all’interessamento del garante comunale dei detenuti, Davide Petrini, che è professore universitario e attento conoscitore di quel mondo. Le lezioni saranno una volta alla settimana, coinvolti venti detenuti alla volta per un totale che arriva quasi a cento. Un modo diverso, per loro, per usare i muri con cui hanno a che fare tutti i giorni e che delimitano il perimetro delle loro vite. Ma questa è un’altra storia. 

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