Si svolgeranno oggi alle 15 a Francavilla Bisio (Alessandria), suo paese natale, i funerali di Edo Traversa, 87 anni, ex portacolori del Cocconato (Anni ’60) di Giuseppe «Pinot» Ferrero.
Edo Traversa, nato a Francavilla Bisio (AL) nel 1929 deceduto giovedì pomeriggio per un improvviso attacco cardiaco. Fu scoperto dal grande suo compaesano Attilio Mazzarello, dal quale ereditò la battuta tesa e secca che sapeva spiazzare l'avversario. Per anni giocò nei campetti dell'ovadese ed all'inizio del Torneo del Monferrato (1965) si trasferi come tanti in quel tempo ( Eroso, Zuccotti, Rivera ecc...) nel Monferrato che giocava, approdando a Cocconato, chiamato da "Pinot Ferrero" (1966). Il top della sua carriera fu nel 1970 quando con Tezza, Fasoli, Perina, Mazzarello e Piero Chiesa arrivarono vicini alla qualificazione per le finali nazionali che si risolsero con il trionfo della SVAB Castell'Alfero di Sandro Vigna sul mitico e quasi invincibile campo dei Salvi di Verona. Negli ultimi tempi viveva da solo dopo la scomparsa della moglie alcuni mesi fa in una casa di fronte a Paolo Scattolini, che mi ha dato la triste notizia. I funerali domenica nella Chiesa di Francavilla Bisio che lo ha visto anche come chitarrista durante le cerimonie religiose e direttore del coro locale. Le foto sono tratte del mio archivio personale e si trovano solo nella Accademia Urbense presso la Bibloteca di Ovada.
A margine aggiungo che nel 1966 fui chiamato da Ermanno Besso per un pomeriggio sportivo sul campo del Cocconato durante le feste settembrine: giocammo 4 vs 4 e vincemmo noi per 19 a 14 e di li iniziò la mia corsa verso l'alto. Fui contattato da Mara che stava fondando il Lago di Codana, come centro turistico ma a causa di mia madre non se ne fece nulla. I giocatori di quell'esibizione: A) Besso, Cerot, Boschiero Angelo e Pianta "Pinin Mark" di Montechiaro squadra B) Pinot, Traversa, Guido Vettorello e Aldo Genivese o forse Lodovico Audenino: son passati troppi anni da allora.
«Se ne va con Edo un altro simbolo di quel tamburello “eroico”, dal volto umano, che rese popolare questo sport tra la gente».