Roberto Corino (45 anni) è fisioterapista anche del campione olimpico Tamberi.
Si è deciso di abbassare la somma dei punteggi dei giocatori per ogni squadra. “Regole cambiate in corsa. Sarei stato un peso per le società interessate a me”
Proviamo, prima di tutto, a lasciar parlare i numeri: Roberto Corino, 45 anni, ha vinto 4 scudetti di pallapugno da battitore, conquistato altrettante Coppe Italia e Supercoppe, trionfato nella Coppa di Superlega, oltre ad aver guidato la Nazionale alla conquista di un Mondiale (2004: eletto anche miglior giocatore della rassegna iridata) e di un Europeo (1999), con altre medaglie di tutti i colori in maglia Azzurra. Sempre i numeri dicono che è l'unico atleta del baon ad aver vinto tutti i trofei di questo sport. Inoltre nelle ultime quattro stagioni, in serie A ha raggiunto tre semifinali scudetto con quattro battitori diversi. Un palmares sportivo, o se preferite, un curriculum (se fossimo in un ambito imprenditoriale) che metterebbe l'atleta (o il manager, sempre restando alla metafora aziendale) in cima ai desiderata di qualsiasi presidente di società o amministratore delegato.
Ma nel mondo del balon non sempre funziona così. Perchè nel 2026, per la prima volta dal 1999, anno del suo esordio nella massima serie, Roberto Corino (figlio d'arte: il compianto padre Sergio, originario di Corneliano d'Alba, è stato uno dei più grandi giocatori del passato ed ex commissario tecnico della Nazionale, ma, soprattutto, uno straordinario maestro di questo sport e a lui, opportunamente, gli organizzatori del Balùn d'or di Cerretto Langhe hanno istituito un premio dedicato ai giovani emergenti) non sarà in campo.
L'interessato glissa con eleganza: «Colpa della legge del mercato. Non ho trovato società disposte a ingaggiarmi». E fin qui il ragionamento non fa una grinza. Può succedere che a 45 anni un atleta, dal grande avvenire dietro le spalle, non trovi posto nel campionato più importante. L'anagrafe, in molti casi, non fa sconti. Ma andando - come si dice - a sfruculiare un po' nelle pieghe della vicenda, si scopre una realtà un po' diversa, come alla fine ammette con un po' di amarezza, lo stesso Corino: «È vero, avevo contatti avviati con almeno tre società, dall'Alta Langa, al Gottasecca neopromosso che ha ingaggiato il vicecampione d'Italia Paolo Vacchetto, al Cortemilia, campione d'Italia che ha appena lasciato andare a Cuneo capitan Massimo Vacchetto. La strada per me sembrava spianata. Ma all'ultimo giorno utile il Consiglio federale ha deciso di abbassare la somma dei punteggi di una trentina di punti e, guarda caso, io per la matematica sono diventato un esubero o un peso. Nel sen-
so che ciascuna di queste società avrebbe dovuto in qualche modo rinunciare a contratti già sottoscritti con altri giocatori per prendere il sottoscritto e questo per non andare fuori dal punteggio massimo consentito a ciascun team. Sono stato il primo io a dire che non sarebbe stato giusto e ho fatto un passo indietro. E mi sono trovato di fatto fuori da tutto». E poi l'affondo: «Certo, come ho già detto, è la legge del mercato. Ma quando le regole cambiano in corsa diventa difficile far fronte ai cambia-
menti. E certo, dopo 26 anni di - credo - più che onorata carriera, avrei preferito che potessi essere io a dire basta. Anche perché si dice sempre più spesso che il ruolo del centrale nella pallapugno è - scusate il gioco di parole - sempre più centrale e poi però è sempre la legge dei numeri a prevalere. Lasciare così, non lo nascondo, fa male. Non so se tornerò ancora in campo, anche perché la mia professione (è un fisioterapista ricercatissimo da atleti di tutti gli sport, ndr) mi porta a seguire fuoriclasse come Gianmarco Tamberi (superstar del salto in alto), campioni del calcio o del tennis con l'Academy di Riccardo Piatti (ex coach di Sinner) a Bordighera. Prima avevo sempre un po' sacrificato il lavoro per il balòn, che restava centrale (me la consentite la battuta?) nel mio modo di essere, ma adesso che senso ha rinunciare ancora a dare spazio alla professione?».
I numeri e le parole si commentano da soli. A ciascuno la sua (o propria) valutazione. Ma con interrogativo finale: un campione, anzi un fuoriclasse unico nel suo genere, non avrebbe meritato almeno un congedo adeguato, un saluto, una passerella? O una riflessione. Se Messi o Ronaldo fossero usciti di scena...per colpa delle leggi della matematica e non per decisione spontanea, nessuno avrebbe battuto ciglio? E in un momento in cui si parla di rivalutare nel balon ruoli spesso sottovalutati come quelli dei centrali e dei terzini, l'esperienza, il carisma, la professionalità di un Corino, non potevano ancora tornare utili alla causa? Perchè, a volte, anche i numeri si prestano a interpretazioni.