La partita rigiocata è vinta da Raviola tra le polemiche

Raviola 9-5 contro Parussa (foto Lo Sferisterio)
Dopo ricorsi e contro ricorsi, polemiche e due gradi di giudizio, si è finalmente rigiocato, come aveva disposto la sentenza della Corte d'appello federale, l'incontro tra Federico Raviola (Acqua San Bernardo) ed Enrico Parussa (Olio Roi), terza giornata della serie A di pallapugno.
Nello sferisterio «cuneese Francesco Capello» si è imposto per 9-5 Raviola che ha ribaltato sul campo l'esito del primo incontro. Partita molto tesa, nervosa, con proteste accese e anche alcuni accenni di rissa nei quali si è «distinto» soprattutto il ligure Papone.
L'inizio era stato favorevole agli ospiti, subito in vantaggio di 2 giochi, nel primo dei quali, tanto per «scaldare» un match che non aveva bisogno di ulteriori stimoli, Papone era stato ammonito per aver vivacemente contestato l'unico «15» degli avversari. Raviola ha reagito (1-2), poi ha fallito il 2-2 e i liguri sono andati in fuga (1-4). Il cuneese si è ripreso e ha agganciato il rivale (4-4).
Ancora inerzia casalinga dopo l'intervallo (7-4), poi Parussa ha conquistato quello che sarebbe stato il suo ultimo punto (7-5). Nell'Imperiese è entrato Giordano al posto di un nervosissimo Papone che anche in panchina ha continuato «a dare spettacolo» con le sue proteste, rientrando persino in campo per affrontare a muso duro i direttori di gara; multa o squalifica in arrivo. Sul 7-5 Raviola non si è lasciato sfuggire la vittoria. In classifica il capitano cuneese raggiunge Parussa e Battaglino a quota 4.
«Era una partita difficile ed eravamo tesi - ha commentato -. È stato importante arrivare all'intervallo sul 4-4. Nella seconda parte, invece, siamo stati bravi, giocando convinti e dimostrando carattere e orgoglio». Più polemico, ma comunque sportivo, Parussa: «Loro sono stati superiori; noi abbiamo giocato bene all'inizio, poi abbiamo fatto troppi errori. Purtroppo gli arbitri non sono stati all'altezza e hanno commesso sbagli determinanti. La nostra sconfitta, però, non è colpa loro».
 

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