La vita in gioco e la bellezza della donna narrate nei dipinti di Massimo Berruti

Da domani al castello di Monastero Bormida la personale dell'artista e del campione canellese.
in primo piano Meri & Camy poi Bruno Campagno e poi Giulia
Metafore, principi filosofici, cultura orientale, astronomia, divinazione del bello e investigazione del mistero, sono i principi ispiratori che guidano l'intelletto e la mano di Massimo Berruti, sei volte campione italiano di pallapugno e, da sempre, pittore. Ed è in questa seconda veste che l'artista canellese si confessa attraverso i suoi dipinti, specchio della propria anima, in una mostra che aprirà domani alle 17,30, nelle sale del Castello di Monastero Bormida. Con questo evento, dopo l'esposizione delle sculture del torinese Sergio Ùnia, al Castello si apre la nuova stagione delle grandi manifestazioni culturali. L'iniziativa è del Comune e dell'associazione Museo del Monastero, che ogni anno offrono rassegne di alto livello, con opere di artisti che hanno contribuito a fare la storia dell'arte tra l'800 e il '900 italiano.
«Giocarsi la vita» è il titolo della personale di Berruti. Rivelatore, perché riassume l'esistenza di un uomo che con la vita, volutamente o suo malgrado, ha spesso dovuto fare i conti. Ai momenti di gloria, di grandi entusiasmi e felicità, si sono sovrapposti drammatici imprevisti che hanno rischiato di porre fine alla sua esistenza. Grazie alla medicina e alla incommensurabile forza di volontà, quando tutto sembrava perduto, la Fenice è resuscitata dalle proprie ceneri, sprigionando una luce che ancora mantiene viva. Le opere in mostra al Castello, raccontano stati d'animo e ricordano momenti del passato fino ad arrivare alle citazioni riferite all'universo stellare che sconfina nell'infinito. Ma l'elemento predominate nelle composizioni pittoriche è la figura femminile. E qui non c'entra l'ostentazione gratuita della bellezza fine a se stessa. Massimo Berruti fa una distinzione fondamentale tra il concetto di «bella donna» e quello di «donna bella», optando per il secondo. La donna bella è madre, amica, amante, motore del mondo, protagonista nella quotidianità, portatrice di idee costruttive e del senso estetico, ma per lui resta carica di misteri. Ed è nel tentativo di svelare i misteri custoditi nell'animo della donna che Berruti si cimenta. Le sue muse, come per magia di notte forse scendono dalle tele per aggirarsi tra le mura del Castello alla scoperta della propria identità.
Nella sua ricerca dell'eterno femminino e dell'essenza immutabile della femminilità, a differenza del Faust di Goethe, Massimo Berruti non venderà mai l'anima al diavolo, ma vivrà nel più bello dei mondi: quello della fantasia coniugata alla scienza e del sogno. E se è vero che la vita è un gioco e con la vita si deve giocare, come ai tempi in cui imperversava nello sport del «balun», ancora oggi - come succedeva negli sferisteri ai tempi d'oro - quando Massimo vede arrivare la palla ai 90 all'ora, con una sventola la restituisce al mittente che sta nell'altra metà del campo.
La mostra resterà aperta fino al 25 luglio; orari sabato 16-19, domenica 10,30- 12,30 e 16-19. Oppure su appuntamento: info@comunemonastero.at.it, 0144/ 92.058, 328/04.10.869 oppure museodelmonastero@gmail.com, 349/ 67.60.008.

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