Il punto di vista di Franco Longo

Franco Longo, classe 1976 trentino di Mezzolombardo, è corrispondente del quotidiano l'Adige e membro Ufficio stampa Fipt

Tamburello quale futuro?  

Dopo aver dato la parola a diversi giocatori e giocatrici, mi dedico alla stesura di questo articolo per illustrare le mie opinioni sul delicato momento che stiamo vivendo, causa la patologia Covid 19, nota anche come Corona Virus. Lo faccio prima di tutto come cittadino, poi come giornalista. Ho avuto modo, come già ribadito di intervistare molte persone. Ovviamente spero di poter continuare a dare la possibilità a tutti di esprimersi. Per fortuna siamo in una democrazia e tutti hanno il diritto di manifestare le loro idee, questo anche per fare in modo che ci possa essere un dibattito ovviamente pacifico. 

Parto dal titolo che dice se non molto quasi tutto. Parlare di futuro adesso è difficile. Facendo un paragone, se dovessi utilizzare una metafora matematica direi che il futuro è paragonabile alla x di un'equazione ovvero qualcosa di non noto, di incognito. Le certezze al momento non ci sono. Si giocherà, si dovrà partire in ritardo, si dovranno cambiare campionati che erano già stati resi pubblici, si dovranno disputare gare a porte chiuse, ci saranno tante regole da seguire per la nostra sicurezza? Giocatori e spettatori saranno paragonabili a lavoratori che vanno sul posto di lavoro seguendo le regole di sicurezza, quelle che tutti abbiamo fatto durante i corsi di formazione, dove si fa riferimento al Decreto Legge 626 del 94, e al Decreto 81 del 2008, tanto per citare fonti giuridiche. 

Ci sono tante domande in questo momento, a me vengono in mente queste, ma penso che ognuno di noi ne abbia tante. Si le domande sono molte, le certezze poche. Anche il consiglio federale di sabato scorso, svolto in video conferenza non ha potuto prendere decisioni, cosa ampiamente prevedibile, visto che si attendono le disposizioni della medicina della protezione civile e del Governo. Il 3 maggio per fortuna si avvicina. Questa data dai media viene chiamata della ripartenza, la cosi detta “Fase 2”. Attenzione, fase due non vuol dire ritorno alla normalità. E' una fase transitoria, dove come dicono molti addetti ai lavori, fra i quali il ministro della Salute Roberto Speranza non torneremo a vivere come prima, ma dovremo imparare a convivere con questo virus. Non è una vittoria, ma un passo in avanti molto significativo, cosa che di questi tempi è da accettare assolutamente e da considerare una vittoria. 

Arrivo dopo questa lunga premessa al punto centrale. Io personalmente pur amando lo sport e soprattutto il tamburello sono favorevole a un anno di stop. La cosa non mi rallegra, perchè per me vedere partite vuol dire stare in mezzo alle persone, passare momenti di svago e dialogare, cosa importante per sviluppare le relazioni sociali. Credo che sia davvero difficile giocare, pensando a quante persone hanno perso la vita, al forte dolore che provano i famigliari delle vittime, ai tanti medici deceduti per fare il loro lavoro e salvare la vita alle persone, molti erano anche ritornati al lavoro dopo aver raggiunto il tanto sospirato traguardo della pensione, molti hanno accettato il pericolo con poca esperienza, perchè vista l'urgenza hanno iniziato ad operare appena conseguita la laurea, in un contesto non certo facile. 

Pensiamo al fatto che la scuola sia sospesa e a quanto incide sulla formazione effettiva degli studenti? Ho sentito che quest'anno tutti sono ammessi all'esame di maturità. Questa è una cosa che tutti ci siamo guadagnati con il sacrificio e lo studio, non può essere decisa cosi per un'emergenza. La scuola prepara al futuro. 

Pensiamo a quante partite Iva, quante attività hanno dovuto chiudere per mesi, perdendo commesse, fatturati, utile con le difficoltà che ne conseguono. Il personale va retribuito, l'affitto va pagato, analogo discorso per i fornitori. Queste attività hanno dovuto sostenere un sacrificio enorme, quindi lo può fare anche lo sport. Lo fa anche il calcio, dove come è noto ci sono interessi economici ben diversi, con società quotate in Borsa, lo farà anche il tamburello, perchè davanti ad una vita umana, non c'è business che tenga. Torniamo per un attimo alle partite. Sarebbe bello giocare mantenendo la distanza di sicurezza di un metro? Sarebbe bello non poter stringere la mano agli arbitri e agli avversari? Sarebbe bello giocare senza pubblico. Modificare dei regolamenti dei campionati già pianificati per fare un qualcosa per salvare la stagione, renderla più corta, a me non sembra il caso, anche perchè bisogna trovare una soddisfazione che soddisfi, se non tutti, almeno la maggioranza delle società. Lo sport è bello, è un momento di aggregazione, ma tutto quello che ci è stato in questi mesi, non lo possiamo cancellare cosi. Ormai siamo in recessione e questo è un dramma sicuramente più serio, rispetto a stare un anno senza vedere partite. Oggi ho sentito che l'Italia perderà il 15% del prodotto interno lordo, cosa che in italiano si traduce con il termine disastro, in economia recessione. Siamo forse ai livelli della grande crisi del 1929. Dieci milioni di italiani sono ad un passo dalla povertà e rischiano di non essere in grado di fare fronte alle spese necessarie per soddisfare i bisogni primari: cibo, medicazioni, bollette, affitti e via dicendo. Ovviamente si attendono aiuti da parte del Governo, sperando che i nostri politici in questo contesto cosi difficile sappiano operare uniti, mettendo da parte attriti e idee diverse. 

In questo periodo in cui si parla tanto di Mes, meccanismo europeo salva stati, io parlerei di Msv, meccanismo salva vite e per fare questo dobbiamo fare delle rinunce che oggi ci sembrano dolorose, ma per il futuro e il ritorno alla normalità sono decisive. Dobbiamo essere ottimisti, ma allo stesso tempo capire che il Virus, almeno fino a quando non ci sarà il vaccino può tornare e sarà sempre pericoloso. Lo dico con dispiacere, ma fermiamoci, siamo ancora in tempo, ci sono stati già troppi morti e questo ci deve far riflettere e dimenticare per un anno l'attività agonistica. Se qualcuno non ci riesce mettiamola cosi con uno slogan che a me sembra efficace: sacrifichiamoci oggi per essere allegri domani.

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